31 marzo 2012

Learning without schooling in France: Andre' Stern

ho trovato questo articolo con video su Andre' Stern molto bello. 
spero che piace anche a voi.

recentemente Andre' Stern era qui in Italia 
per parlare della sua esperienza di crescere senza scuola.
Una mia amica ha potuto essere presente, ed e' rimasta molto ispirata dalle sue parole.

buona visione!
melissa

29 marzo 2012

alcuni riflessioni sull'obbligatorita' degli esami d'idoneita' annuali


Ho seguito con molto interesse il percorso preso da una mia amica che fa scuola famigliare anche lei con suo figlio di prima media. Ha trovato modo di convincere il dirigente con molta tranquillita' che gli esami annuali d'idoneita' (che noi che facciamo scuola famigliare dobbiamo "richiedere obbligatoriamente" ogni anno) non erano obbligatori meno che si rientra alla scuola pubblica, oppure quando il bambino e' pronto per fare l'esame di terza media. 

Il suo  risultato straordinario (per me! che sono 5 anni che vado avanti con una tensione crescente pensando all'esame quando so di fare le cose molto diversamente dalla pdvista della scuola e non ce  mai una mediazione per venire incontro)  ha risvegliato un mio dubbio fortissimo che ho avuto da quando nell'anno scolastico 2007/08 una nuova circolare ha cambiato cos' drasticamente l'atteggiamento verso chi fa la scuola famigliare.



Mi domandavo come mai nel circolare ministeriale nota 7 febbraio, 2006, che si può trovare qui:  c'e scritto chiaramente, citando anche il decreto legislativo  del 15 aprile, 2005, n.76, che chi fa scuola famigliare non ha obbligo (ma il DIRITTO si'!) di fare un esame d'idoneita' finche non lo si desidera, o finche lo studente non si rientra nella scuola pubblica  ma poi il  circolare ministeriale del  14 marzo 2008,  n.32  (scroll down! questo è quello che uscì quando la Shanta stava per finire suo primo anno di apprendimento senza scuola) dichiara l'opposto, cioe' che abbiamo l'obbligo di fare un esame annuale d'ideonita'.

Cito dal cm di 2006:
"Ciò premesso, si chiarisce ulteriormente che l'istruzione possa essere impartita, in piena legittimità e quindi in regime di non sanzionabilità, oltre che nelle scuole statali e paritarie anche attraverso i genitori o chi ne fa le veci o con la frequenza di scuole private non paritarie. Ovviamente da ciò non discende che le scuole interessate rilascino titoli di studio aventi valore legale che sono di esclusiva competenza delle scuole statali e paritarie. E' del tutto evidente che la certificazione del percorso scolastico, secondo le scansioni previste dall'ordinamento, non può che essere rimessa ad un accertamento da operare mediante esami di idoneità gestiti esclusivamente da scuole statali o paritarie. Da questo punto di vista appare, altresì, evidente che la formalizzazione della carriera scolastica degli studenti interessati soggiace al superamento dell'esame di idoneità stesso. 
A maggior ragione l'esame di idoneità si rende obbligatorio nell'ipotesi in cui l'alunno voglia rientrare nell'ordinario circuito formativo, cessando dalla scuola familiare o dalla frequenza della scuola privata non paritaria. "



 e cito dal c.m. del 2008 dove c'e' scritto:
"Gli alunni provenienti da istruzione familiare, qualora non si iscrivano ad alcuna scuola statale o
paritaria, sono obbligati, ai sensi dell'art. 1, comma 4 del decreto legislativo n. 76/2005, a sottoporsi ogni anno ad esame di idoneità per la classe successiva a quella corrispondente all'anno di
corso per la quale sono stati istruiti, nei limiti di età prescritti dal precedente comma. Per contro, gli
alunni che frequentano scuola non statale e non paritaria hanno l'obbligo di sottoporsi ad esame di
idoneità solamente nel caso in cui intendano iscriversi a scuole statali o paritarie, nonché al termine della scuola primaria per il passaggio alla scuola secondaria di I grado."      



Quello che non capisco e' questo: citano sia l'uno che l'altro il decreto legislativo 15 aprile 2005, n.76 ( in allegato -3), preso dall'internet, che dice in sostanza che abbiamo il diritto di scegliere la scuola famigliare per tutti gli anni dell'obbligatorita' scolastica e che dice nel articolo 1.4: 
" I genitori, o chi ne fa le veci, che intendano provvedere privatamente o direttamente all'istruzione dei propri figli, ai fini dell'esercizio del diritto-dovere, devono dimostrare di averne la capacità tecnica o economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità, che provvede agli opportuni controlli."

Quindi, cos'e' cambiato? Nulla, a quanto mi risulta. 
La legge e' sempre quello attuale del 2004. 
NON parla di esami di ideonita'.  
La mia domanda era e tuttora e':  
Allora  perche gli indicazioni delle circolari ministeriali sono cambiati?  Immagino e' perche hanno desiderato controllare meglio chi fa scuola famigliare, giustamente, perche ci sono bambini che possono pagare le conseguenze di un controllo troppo facile. Ma un esame d'idoneita' *per rientrare nella scuola pubblica* non e' ne legale richiederlo ne  formativo per il bambino, educativamente parlando, se il bambino e i suoi genitori intendono di proseguire con la scuola famigliare, seguendo un loro programma personalizzato.  



Come m ai in questi circolari non citono mai, dico MAI,  
ne una legge, ne un articolo della costituzione che dice nero su bianco l'obbligatoriata' di fare un esame annuale d'ideonita' per chi fa scuola famigliare, specialmente quando questa scelta e' considerato  uguale sotto tutte gli aspetti  alle scuole privati non paritarie?  Infatti, se uno si prende la sbriga di leggere con attenzione la Costituzione Italiana, (cosa che sono fiera di finalmente aver fatto!) 
nei articoli 30, 33, 34 e 111, 112, 113, 114 
siamo sempre menzionati insieme, come "concetto unico" si potrebbe dire.

Quel che ho capito e' che e' il nostro diritto chiedere in qualunque anno un'esame d'ideonita' (rispettando l'eta' anagrafico del bambino/anno scolastico) ma non e' MAI obbligatorio, a quanto mi risulta.

  Se la scuola ci manda una lettera ad aprile per stabilire la data dell'esame, nemmeno li citano una legge, per sostenere la loro richiesta.  Anzi, a me hanno chiesto per lettera di fare richiesta per poter fare l'esame d'ideonita' del x anno...non hanno detto che e' obbligatorio.  Ma quando ho protestato, mi hanno fatto vedere la circolare ministeriale, come fosse una legge. 

Allora non sapevo che un circolare ministeriale non e' un legge applicabile a me.

  Come tanti, ho sentito dire ultimamente che un circolare ministeriali non e' legge;  ma per il dirigente questi c.m. sono Legge, e ne e' proprio convinta che lo e' anche per noi! Molti trovano che e' difficile argomentare con un dirigente convintissimo dell'obbligo di fare un esame annuale. 
Almeno, io ho trovato questo difficolta' in questi anni.

Spinta dalla brezza di speranza che mi ha portato l'esperienza recente della mia amica, ho trovato qui: una spiegazione della gerarchia della legislazione nazionale che pone i circolari, l'interpretazioni e le ordinanze come "norme di terzo livello"...ma non mi bastava perche ci vorrebbe un legale per stabilire ad un dirigente "difficile" che quello che c'e' scritto nel circolare non e' vincolante per chi non lavora per il ministero.  

Quindi quando Luciana, una mia amica e mamma homeschooler, mi ha condiviso una sentenza della Corte di Cassazione da qui:ero felicissima! perche ecco qualcosa che poteva sostenere qualcuno in difficolta' a farsi ascoltare dal dirigente scolastico.


Questo documento ci dice che e' proprio cosi', che un circolare ministeriale e' vincolante solo per chi lavora per il ministero (cito dall'ultimo paragrafo sotto "Motivazioni"):


"Alla luce delle considerazioni svolte può, pertanto, affermarsi il seguente principio di diritto: «La circolare con la quale l'Agenzia delle Entrate interpreti una norma tributaria, anche qualora contenga una direttiva agli uffici gerarchicamente subordinati perché vi si uniformino, esprime esclusivamente un parere dell'amministrazione non vincolante per il contribuente, e non è, quindi, impugnabile né innanzi al giudice amministrativo, non essendo un atto generale di imposizione, né innanzi al giudice tributario, non essendo atto di esercizio di potestà impositiva». Va, pertanto, dichiarato il difetto assoluto di giurisdizione con la conseguente cassazione senza rinvio della sentenza impugnata. La particolarità e complessità della fattispecie giustifica la compensazione delle spese dell'intero giudizio."



Quello che mi e' sempre risultato strano era le costante rassicurazioni dalla parte della scuola del nostro diritto di educare i nostri figli nel modo che piu ci si addice, ("signora, ma altrimenti perche le faremo dare i vostri programmi personalizzati se non per creare un esame basato su di essi?) ma che poi nella sostanza gli esami erano sempre basato su quello che fanno in quella scuola li'.  Poi me l'ha spiegato sempre la mia amica quando mi ha detto che il insegnante delegato alle comunicazioni con loro ha amesso che fare un esame di 4 gg con 6 docenti presenti (per la prima media!!) era veramente costoso per loro che si ritrovano gia' senza risorsi.  Adesso (si, lo so, sono un po lentina) ho capito!!! e' piu facile (costa meno) farlo usando verifiche che i professori e maestri hanno fatto durante l'anno anziche fare uno basato sul programma personalizzato.

 

Conoscere i nostri diritti e essere forti e sereni e' importantissimo. Anche per chi sceglie di fare l'esame annuale per motivi formative, questo e' veramente liberatorio perche stabilendo con il dirigente che non e' obbligatorio l'esame, si e' veramente liberi di farlo come i genitori desideranno farlo, partecipando anche alla sua creazione (anche cosi togliendo lavoro non desiderato ai professori, maestri e dirigenti).


E' importantissimo sapere che ABBIAMO IL DIRITTO di sostenere un esame annuale d'ideonita', non il DOVERE, ne il OBBLIGO.




Cito Laura Nocera (con il suo permesso, grazie!! :) ) dopo la sua esperienza "questa poi è una mia riflessione che mi sono fatta prima di andare al colloquio:

in fondo se pensi bene, questo esame a fine anno scolastico, se uno vuole rientrare nella loro scuola è giusto farlo per bene come vogliono loro.. i bambini poi si dovranno reinserire in quella scuola lì con quel metodo lì.... 
se facciamo fare un'altro percorso ai nostri bambini è bene che lo valutiamo noi e che non ci aspettiamo che lo valutino loro,  questo denuncia una nostra insicurezza che li preoccupa e li fa entrare in una eccitazione che gli impone di obbligarci a rientrare nella loro scuola...
invece noi ce li valutiamo da noi... li ringraziamo se ci passano i programmi delle classi, ma lo facciamo con il nostro modo che piace a nostro figlio. 
rassicurandoli che ci occupiamo anche della socializzazione incontrando altri bambini e altre famiglie che stanno muovendosi nello stesso modo....
rassicurandoli che poi tanto dovranno fare l'esame di terza come privatisti per cui comunque avranno il modo di valutare i loro apprendimenti e le loro competenze, ma se  ci arrivano con calma e facendo anche le cose senza quella situazione che a loro crea stress... e noi possiamo farlo...visto che ce lo permette la legge e abbiamo i titoli di studio, il tempo e la voglia soprattutto...
come dire è responsabilità nostra non preoccupatevi, e loro non pensare che non lo sentano questo... si rilassano che non li carichi di responsabilità..."



E' proprio cosi', ci vuole la serenita' e la sicurezza che stiamo agendo nella legge, non contro di essa. Che siamo nei nostri diritti sia quando diciamo che non desideriamo un esame d'ideonita', sia quando chiediamo di partecipare a creare la verifica fine anno.  Ogni maestra, ogni professore sa cosa ha insegnato e partecipa alla preparazione di un'esame.  Penso che anche noi dovremo avereil diritto di questo trattamente se nostri figli continuino il loro percorso educativo tramite la scuola famigliare.  Abbiamo anche il diritto, come ogni scuola privata non paritaria di Non essere obbligati a fare un esame annuale, ma solo quando lo si desidera o quando si rientra nel percorso della scuola pubblica.

Pero' tanti chiedono come fare con un dirigente "difficile:" non tutti i dirigenti in italia sono cosi' aperti al dialogo come quello di Laura.  
Anch'io quest'anno ho la fortuna di avere un dirigente aperta e abbiamo stabilito un ottimo rapporto, ma lui non ci sara' piu l'anno prossimo.  
Visto che i bambini per ora non intendono rientrare, vorrei anch'io  non far sostenere l'esame ai miei figli.

Per il momento siamo lasciati con l'intento di capire meglio ognuno meglio la situazione.  

Per soddisfare soprattutto la mia curiosita', ma anche perche se ho tutte le prove legali per sostenermi mi sento piu tranquilla, serena e sicura di me, ho pensato di recarmi da un avvocato prima di vedere di nuovo il preside.

 Visto che il consultorio famigliare (quello dove solitamente si va per fare i controlli per la gravidanza, per i paptest ecc ecc) ha spesso anche un legale alla disposizione per le famiglie, ho provato a telefonare li' per prima cosa.  La segretaria del consultorio di Alba era molto gentile e mi ha aiutato a trovare il consultorio piu vicino (Bra) che aveva un legale.
 Ho telefonato e lei mi ha detto che hanno un avvocato che lavora come tempo-dono. Mi ha chiesto per quale motivo avrei bisogno dell'avvocato, e che poi dopo aver informato l'avvocato dei motivi sara' lei a decidere se vorra'/potra' occuparsi o no del caso.  Ho spiegato che noi avevamo scelto di non delegare il nostro obbligo all'educazione dei nostri figli allo stato com'e' il nostro diritto di fare, ma che si riscontra ogni anno delle problematiche a riguardo di cosa esattamente sia nostri obblighi e cosa no.
Quindi avrei bisogno di una chiarificazione di quali siano realmente i nostri obblighi secondo la legge italiana e quali no.

Poche ore dopo, la segretaria mi ha ritelefonato dicendo che la avvocatessa era interessata di aiutarci e abbiamo il nostro primo appuntamento per il 4 aprile.

Io penso che chiedere chiarimenti dal dirigente, in buona fede e con molta tranquillita' sarebbe il primo passo da fare...
Intanto, vediamo come va con la mia visita col legale :).




Melissa
mamma di 7, faccendo la nonscuola famigliare con gli ultimi 3 :)

17 marzo 2012

Preambolo per il programma

Ringrazio la mia cara amica Elisa per l'aiuto nel stendere questo scritto:  per me era fondamentale mettere in ordine e per iscritto, il mio modo di vedere l'apprendimento e l'educazione dei miei figli in un modo che non accusa nessuno di mancanze ma offre comunque un'altro modo di vedere l'apprendimento .
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Consapevoli del fatto che la famiglia è per la nostra società un’istituzione fondante, abbiamo deciso di assumerci allora la responsabilità di offrire noi a nostra figlia le condizioni migliori che assecondassero e stimolassero la sua educazione. Sentivamo in questo modo sia di rispondere ai doveri che la Costituzione italiana assegna ai genitori, sia di valerci consapevolmente di un nostro diritto come cittadini. Così infatti recita l'articolo 30 della nostra Costituzione (‪http://www.governo.it/governo/costituzione/1_titolo2.html):

«È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire, educare i figli [...] nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti».

Non è un'impegno di poco conto assumersi questa responsabilità e cercare di assolverlo nel miglior modo possibile. Come assumerci, fuori dalla scuola e senza avere alle spalle studi specifici, il ruolo di educatori? Nel mettere a frutto il nostro curriculum di studi, le nostre competenze e i nostri naturali talenti, abbiamo potuto valerci delle indicazioni sviluppate dalla teoria dell'unschooling, che in Italia realizza molti dei suoi principi nel movimento della scuola libertaria. Questo movimento in tanti aspetti riprende ciò che già nella prima metà del secolo scorso sosteneva Maria Montessori nei suoi scritti e con la sua opera:

«L'osservazione scientifica ha inoltre stabilito che la vera educazione non è quella impartita dal maestro: l'educazione è un processo naturale che si svolge spontaneamente nell'individuo, e si acquisisce non ascoltando le parole degli altri, ma mediante l'esperienza diretta del mondo circostante. Il compito del maestro sarà dunque di preparare una serie di spunti e incentivi all'attività culturale, distribuiti in un ambiente espressamente preparato, per poi astenersi da ogni intervento troppo diretto e invadente.» (Maria Montessori, Educazione per un mondo nuovo, Milano, Garzanti, 2000, pp. 13-14).

e dal grande pedagogista Jean Piaget quando ha scritto "ogni volta che insegniamo qualcosa ai bambini, togliamo loro la possibilità di scoprirlo da soli"

Nell'ambito della scuola familiare l'educazione di Elena Chantal si è basata sullo studio autonomo guidato e sostenuto dai genitori e da altri adulti che lei frequenta (come fratelli, sorelle, parenti, amici ed eventuali professionisti ed educatori), interessati al suo sviluppo e alla sua crescita emotiva e intellettuale.

Anche in questo ci siamo sentiti di aderire alle disposizioni della Costituzione dove dice (articolo 33: ‪http://www.governo.it/governo/costituzi ... tolo2.html):

«L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.».

Ci siamo impegnati a offrire a nostra figlia un'opportunità educativa che andasse incontro alle sue esigenze di aprendente, provvedendo a organizzare un ambiente in cui potesse imparare in modo naturale ed efficace, in cui ci fosse modo di fare il più pienamente possibile quotidiana esperienza del mondo circostante.
Nel prenderci cura del contesto educativo di Elena Chantal abbiamo preso in seria considerazione anche il rischio che la rinuncia all'ambiente scolastico costituisse per lei una limitazione sul piano dell'inserimento in una comunità diversa e più vasta di quella della sua famiglia. Fortunatamente la nostra è una famiglia numerosa: Elena Chantal ha 6 fratelli e sorelle di età diverse e i loro amici animano con la loro presenza la vita domestica. Inoltre siamo riusciti ad organizzare con un gruppo di famiglie della zona di Mondovì e Cuneo una piccola "scuoletta" di homeschoolers che si riunisce settimanalmente per svolgere in comune parte delle attività didattiche. A questo poi si aggiungono le lezioni di musica di ogni lunedì, i laboratori pomeridiane e giornate di incontro che variano di settimana in settimana con altri 2 gruppi di studenti, sia homeschooler che non.

Attraverso questo metodo cerchiamo di offrire un insegnamento e un tipo di educazione che rispettano le inclinazioni innate e le attitudini specifiche del bambino. Il bambino può beneficiare all'interno della famiglia di orari, metodo, curricula flessibili, che gli permettono di seguire le sue peculiarità, imaparare a gestire le sue forze e trovare applicazione didattica ai suoi interessi. Abbiamo garantito anche la presenza del momento della verifica e della valutazione in ogni occasione nostra figlia ce ne facesse precisa richiesta.

Mi sento molto vicina al pensiero di Maria Montessori, di John Holt, ma anche alle teorie dell'Educazione Libertaria. «Educare», come è da loro inteso, è accompagnare e dare sostengo per «tirar fuori» ciò che risiede già nel bambino di cui ci si occupa (e precisamente questo è il valore etimologico del termine). Non è cercare di «mettere dentro», inserire qualcosa, riempire un vuoto, nè significa plasmare, nè addestrare: significa lasciar spazio al fiorire della libera espressione dell'essere in crescita.

La domanda che viene spontanea è: «Che cos'è questo "fiore" che risiede dentro ciascuno di noi?» Non è niente di meno che la spinta innata ad apprendere, la curiosità di scoprire e comprendere la realtà. La mia esperienza di madre di sette bambini mi ha mostrato che i bambini sono apprendenti naturali: sono come esploratori, scienzati, costantemente impegnati a raccogliere informazioni per capire e dare un significato alla vita che li circonda.

La maggior parte di questo apprendimento non è il risultato di un insegnamento, nè di un'istruizione specifica, anzi: ho visto che i bambini, se lasciati esplorare il mondo attorno a loro (con la giusta tutela e il sostegno di noi genitori), hanno una curiosità irrefrenabile. Se non subiscono l’interferenza dell’imposizione o della coercizione, imparare per loro è realmente un’attività naturale, vitale alla loro sopravvivenza allo stesso modo che lo è il respirare.

Imparare è una cosa naturale, e ognuno lo fa a modo proprio. È naturale che bambini desiderino capire il mondo intorno a loro: *vogliono* far parte del mondo degli adulti e diventare adulti competenti e capaci a loro volta. Se è libero di assecondare i propri tempi, in un ambiente preparato, ricco di stimoli e sostegno, ogni bambino trova troverà il suo modo di entrare a far parte del mondo con naturalezza e, attraverso una propria ricerca personale, si impegnerà nell’affinare le proprie competenze e nell’arricchire la propria conoscenza nel modo che sente a lui più congeniale.

Questo approccio all'apprendimento, che è naturale e spontaneo anche quando guidato da un adulto - sia che si assecondino le richieste del bambino sia che si propongano attività di propria iniziativa  è un tipo di apprendimento che dura nel tempo. Quel che si impara sarà appreso non perché «è da portare all'esame», ma perché il bambino prova un vivo interesse ad apprenderlo.

Metto grande impegno nel non intralciare o arrestare questo processo prezioso del apprendimento naturale di mia figlia. Lo faccio prestando grande attenzione agli interessi di mia figlia e agli spunti che la vita ci offre ogni giorno. Questo comporta per noi la necessità di destrutturare e ristrutturare i programmi ministeriali nel corso dell'anno, dal momento che ritengo che i bambini costretti in un piano di studi troppo rigidamente predefinito possano correre il rischio di perdere la fiducia nel proprio naturale istinto alla conoscenza e nelle proprie capacità di correggere i propri errori e trovare nuove vie per imparare, finendo per dipendere da altre persone che indichino loro che cosa e come imparare. In questo modo purtroppo a volte l’apprendimento si trasforma in un processo faticoso, monotono, poco interessante, nel quale le facoltà cognitive trovano applicazione frammentaria e limitata, l’entusiasmo avvizzisce e si spegne.

Sono convinta che il desiderio di apprendere faccia intrinsecamente parte del bambino e mi piace pensare che questa opportunità di fare scuola famigliare permetta a questo desiderio, questo «fiore», di rimane intatto e integro, non sviato da quel che un'altra persona può imporre dall’esterno.

È sempre un bene che i programmi siano flessibili e dinamici, che rispecchino bisogni, interessi e capacità dell'individuo. Il nostro impegno nel dare sostengo a un apprendimento profondo e naturale, che protegga spontaneità, curiosità e creatività dell'individuo ci ha fatto toccare con mano quanto siano opportuni percorsi didattici sperimentali di questo tipo: la curiosità e il desiderio di fare da soli sono gli elementi che definiscono la capacità del bambino di imparare, non la minuziosa articolazione di un curricolo stabilito in altro contesto che non si basi sulle reali esigenze di un apprendente reale.