17 marzo 2012

Preambolo per il programma

Ringrazio la mia cara amica Elisa per l'aiuto nel stendere questo scritto:  per me era fondamentale mettere in ordine e per iscritto, il mio modo di vedere l'apprendimento e l'educazione dei miei figli in un modo che non accusa nessuno di mancanze ma offre comunque un'altro modo di vedere l'apprendimento .
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Consapevoli del fatto che la famiglia è per la nostra società un’istituzione fondante, abbiamo deciso di assumerci allora la responsabilità di offrire noi a nostra figlia le condizioni migliori che assecondassero e stimolassero la sua educazione. Sentivamo in questo modo sia di rispondere ai doveri che la Costituzione italiana assegna ai genitori, sia di valerci consapevolmente di un nostro diritto come cittadini. Così infatti recita l'articolo 30 della nostra Costituzione (‪http://www.governo.it/governo/costituzione/1_titolo2.html):

«È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire, educare i figli [...] nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti».

Non è un'impegno di poco conto assumersi questa responsabilità e cercare di assolverlo nel miglior modo possibile. Come assumerci, fuori dalla scuola e senza avere alle spalle studi specifici, il ruolo di educatori? Nel mettere a frutto il nostro curriculum di studi, le nostre competenze e i nostri naturali talenti, abbiamo potuto valerci delle indicazioni sviluppate dalla teoria dell'unschooling, che in Italia realizza molti dei suoi principi nel movimento della scuola libertaria. Questo movimento in tanti aspetti riprende ciò che già nella prima metà del secolo scorso sosteneva Maria Montessori nei suoi scritti e con la sua opera:

«L'osservazione scientifica ha inoltre stabilito che la vera educazione non è quella impartita dal maestro: l'educazione è un processo naturale che si svolge spontaneamente nell'individuo, e si acquisisce non ascoltando le parole degli altri, ma mediante l'esperienza diretta del mondo circostante. Il compito del maestro sarà dunque di preparare una serie di spunti e incentivi all'attività culturale, distribuiti in un ambiente espressamente preparato, per poi astenersi da ogni intervento troppo diretto e invadente.» (Maria Montessori, Educazione per un mondo nuovo, Milano, Garzanti, 2000, pp. 13-14).

e dal grande pedagogista Jean Piaget quando ha scritto "ogni volta che insegniamo qualcosa ai bambini, togliamo loro la possibilità di scoprirlo da soli"

Nell'ambito della scuola familiare l'educazione di Elena Chantal si è basata sullo studio autonomo guidato e sostenuto dai genitori e da altri adulti che lei frequenta (come fratelli, sorelle, parenti, amici ed eventuali professionisti ed educatori), interessati al suo sviluppo e alla sua crescita emotiva e intellettuale.

Anche in questo ci siamo sentiti di aderire alle disposizioni della Costituzione dove dice (articolo 33: ‪http://www.governo.it/governo/costituzi ... tolo2.html):

«L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.».

Ci siamo impegnati a offrire a nostra figlia un'opportunità educativa che andasse incontro alle sue esigenze di aprendente, provvedendo a organizzare un ambiente in cui potesse imparare in modo naturale ed efficace, in cui ci fosse modo di fare il più pienamente possibile quotidiana esperienza del mondo circostante.
Nel prenderci cura del contesto educativo di Elena Chantal abbiamo preso in seria considerazione anche il rischio che la rinuncia all'ambiente scolastico costituisse per lei una limitazione sul piano dell'inserimento in una comunità diversa e più vasta di quella della sua famiglia. Fortunatamente la nostra è una famiglia numerosa: Elena Chantal ha 6 fratelli e sorelle di età diverse e i loro amici animano con la loro presenza la vita domestica. Inoltre siamo riusciti ad organizzare con un gruppo di famiglie della zona di Mondovì e Cuneo una piccola "scuoletta" di homeschoolers che si riunisce settimanalmente per svolgere in comune parte delle attività didattiche. A questo poi si aggiungono le lezioni di musica di ogni lunedì, i laboratori pomeridiane e giornate di incontro che variano di settimana in settimana con altri 2 gruppi di studenti, sia homeschooler che non.

Attraverso questo metodo cerchiamo di offrire un insegnamento e un tipo di educazione che rispettano le inclinazioni innate e le attitudini specifiche del bambino. Il bambino può beneficiare all'interno della famiglia di orari, metodo, curricula flessibili, che gli permettono di seguire le sue peculiarità, imaparare a gestire le sue forze e trovare applicazione didattica ai suoi interessi. Abbiamo garantito anche la presenza del momento della verifica e della valutazione in ogni occasione nostra figlia ce ne facesse precisa richiesta.

Mi sento molto vicina al pensiero di Maria Montessori, di John Holt, ma anche alle teorie dell'Educazione Libertaria. «Educare», come è da loro inteso, è accompagnare e dare sostengo per «tirar fuori» ciò che risiede già nel bambino di cui ci si occupa (e precisamente questo è il valore etimologico del termine). Non è cercare di «mettere dentro», inserire qualcosa, riempire un vuoto, nè significa plasmare, nè addestrare: significa lasciar spazio al fiorire della libera espressione dell'essere in crescita.

La domanda che viene spontanea è: «Che cos'è questo "fiore" che risiede dentro ciascuno di noi?» Non è niente di meno che la spinta innata ad apprendere, la curiosità di scoprire e comprendere la realtà. La mia esperienza di madre di sette bambini mi ha mostrato che i bambini sono apprendenti naturali: sono come esploratori, scienzati, costantemente impegnati a raccogliere informazioni per capire e dare un significato alla vita che li circonda.

La maggior parte di questo apprendimento non è il risultato di un insegnamento, nè di un'istruizione specifica, anzi: ho visto che i bambini, se lasciati esplorare il mondo attorno a loro (con la giusta tutela e il sostegno di noi genitori), hanno una curiosità irrefrenabile. Se non subiscono l’interferenza dell’imposizione o della coercizione, imparare per loro è realmente un’attività naturale, vitale alla loro sopravvivenza allo stesso modo che lo è il respirare.

Imparare è una cosa naturale, e ognuno lo fa a modo proprio. È naturale che bambini desiderino capire il mondo intorno a loro: *vogliono* far parte del mondo degli adulti e diventare adulti competenti e capaci a loro volta. Se è libero di assecondare i propri tempi, in un ambiente preparato, ricco di stimoli e sostegno, ogni bambino trova troverà il suo modo di entrare a far parte del mondo con naturalezza e, attraverso una propria ricerca personale, si impegnerà nell’affinare le proprie competenze e nell’arricchire la propria conoscenza nel modo che sente a lui più congeniale.

Questo approccio all'apprendimento, che è naturale e spontaneo anche quando guidato da un adulto - sia che si assecondino le richieste del bambino sia che si propongano attività di propria iniziativa  è un tipo di apprendimento che dura nel tempo. Quel che si impara sarà appreso non perché «è da portare all'esame», ma perché il bambino prova un vivo interesse ad apprenderlo.

Metto grande impegno nel non intralciare o arrestare questo processo prezioso del apprendimento naturale di mia figlia. Lo faccio prestando grande attenzione agli interessi di mia figlia e agli spunti che la vita ci offre ogni giorno. Questo comporta per noi la necessità di destrutturare e ristrutturare i programmi ministeriali nel corso dell'anno, dal momento che ritengo che i bambini costretti in un piano di studi troppo rigidamente predefinito possano correre il rischio di perdere la fiducia nel proprio naturale istinto alla conoscenza e nelle proprie capacità di correggere i propri errori e trovare nuove vie per imparare, finendo per dipendere da altre persone che indichino loro che cosa e come imparare. In questo modo purtroppo a volte l’apprendimento si trasforma in un processo faticoso, monotono, poco interessante, nel quale le facoltà cognitive trovano applicazione frammentaria e limitata, l’entusiasmo avvizzisce e si spegne.

Sono convinta che il desiderio di apprendere faccia intrinsecamente parte del bambino e mi piace pensare che questa opportunità di fare scuola famigliare permetta a questo desiderio, questo «fiore», di rimane intatto e integro, non sviato da quel che un'altra persona può imporre dall’esterno.

È sempre un bene che i programmi siano flessibili e dinamici, che rispecchino bisogni, interessi e capacità dell'individuo. Il nostro impegno nel dare sostengo a un apprendimento profondo e naturale, che protegga spontaneità, curiosità e creatività dell'individuo ci ha fatto toccare con mano quanto siano opportuni percorsi didattici sperimentali di questo tipo: la curiosità e il desiderio di fare da soli sono gli elementi che definiscono la capacità del bambino di imparare, non la minuziosa articolazione di un curricolo stabilito in altro contesto che non si basi sulle reali esigenze di un apprendente reale.

8 commenti:

  1. bello bello..immagino ci sarà un seguito.....???
    intanto posso copiare tra le mie scartoffie da cui trarre spunto per futuri colloqui con la direz didattica????
    attendo Mel e ancora grazie...
    Daniela+3

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    1. daniela, certo che puoi copiare quanto puoi. L'ho pubblicato perche possa essere utile anche per altri, dopo la fatica che mi e' costato! :)
      xxmel

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    2. quando ho scritto il programma, condivido pure quello...

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    1. grazie Sybille, non sono del tutto soddisfatta, perche ho dovuto togliere tante cose, perche non servivano per quello che era intesa (preambolo al programma). spero di riuscire di riusare gli stralci che ho tolto, forse per un paio di post qui :)xxm

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  3. Il tuo scritto è denso di spunti e riflessioni che mi trovano completamente d'accordo. Non so se hai visto, ma ho cambiato il titolo del mio blog... oltre al primo nome Mens sana ho aggiunto una bellissima frase di Einstein... "learning is experience, everything else is just information"... l'insopprimibile desiderio di apprendere, la libertà nel farlo l'educazione come tirar fuori... quante cose giuste hai detto! Mi piacerebbe che presto tu dicessi come quest'impostazione può in qualche modo essere incorporata o assimilata per qualche aspetto nel mondo della scuola... io ci tento e il mio blog ne è la testimonianza ma sarebbe bello un suggerimento da parte tua.

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    1. e' difficilissimo Palmy per me immaginare come potrebbe essere un apprendimento naturale nella scuola. Anzi, ho un idea molto precisa, ma temo che e' difficile di applicare...adesso e' ora per letto, ma torno su.
      xxmelissa

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    2. eccomi>
      la scuola che vorrei sarebbe un luogo accogliente, come una biblioteca. Ogni aula sarebbe invitante di entrare, e dedicato agli interessi specifici del professore, con tutte le materiali didattici, libri, giochi, messi a disposizione di chi decide di esplorare. Il professore/maestro sarebbe una persona che lavora a quello che gli interessa, e presente per aiautare chi visita la sua "aula"...non ci sarebbero orari, meno che qualcuno vorrebbe organizzare un corso specifico per un tale durata di tempo. Non ci sarebbe eta' minime ne eta' massime per entrare nella scuola e partecipare, perche sarebbe un luogo di apprendimento per tutta la communita'.

      Immagina uno spazio montessoriana, ma con tutta la creativita' anche delle scuole migliori di stile Waldorf. Immagina un luogo ricca di stimoli, ma anche liberi nel senso delle scuole summerhill, e i migliori delle scuole democratiche.

      Il tuo blog e' bellissimo, e insieme a buntmond e co uno delle poche che leggo regolarmente.
      Se tutti i professori/maestri dei miei figli (ho avuto 4 che hanno fatto/scelto la scuola pubblica) fossero come te, palmy! Il mondo cambierebbe poco per volta.

      Ma il problema vera sono gli esami, le verifiche. Finche si sente il dovere di insegnare per "passare l'esame", finche il bambino non e' veramente libero di pensare e imparare quello che interessa a lui e non quello imposto dall'altro piu in alto nella scuola ci sara' poco che si possa cambiare, temo. Tu palmy, cosa pensi?

      L'unico strada che vedo percorribile e' il creare una scuola privata, non paritaria in modo di essere liberi da ogni dovere di rispondere agli esami, ed, ovviamente educare i genitori cosi' possono apprezzare un apprendimento libero, naturale e avere fiducia che gli interessi dei loro figli sono validi, anche guardare Sponge Bob, o stare coricati a sognare ad occhi aperti.

      E' una tema complicatissimo...nella scuola pubblica ci sarebbe prima un enorme bisogno educare chi ha in mano il ministero dell'educazione a cos'e' un bambino, e come apprende veramente meglio.


      xxxmelissa

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